I telegrammi del '33 sono stati inviati probabilmente per ordine
dello stesso Morgagni (di cui Mister X è forse conterraneo) dalla sede Stefani
milanese, sita nello storico palazzo Arese in corso Venezia, ove c'era
l'Ufficio Centrale dei servizi commerciali e finanziari ed il 'Centro di
Ricezione del materiale telefonato (sic) dai corrispondenti'.
I tre dispacci davano disposizione ai giornali italiani di minimizzare
l'evento UFO, e difatti non abbiamo trovato, sulla stampa dell'epoca da noi
consultata in biblioteca (Corriere della sera, Popolo d'Italia), notizia
alcuna; non abbiamo peraltro rinvenuto traccia delle eventuali "notizie
astronomiche ed atmosferiche" che avrebbero dovuto essere veicolate per
razionalizzare l'episodio.
In un primo momento pensai che
questa fosse una contraddizione tale da permettere di ipotizzare che i carteggi
fossero falsi, sino a che un esperto di storia, il dottor Pietro Basile, mi
confermò che, in piena dittatura, non sarebbe stato necessario pubblicare
smentite sulla stampa (come sarebbe accaduto invece, molti anni dopo, con il
ridimensionamento del caso Roswell, avvenuto in un regime democratico): in
pieno fascismo le notizie 'scomode' non venivano pubblicate e basta.
In seguito recuperai molti telegrammi censorei, riferiti ad altri
argomenti, che mi confermarono come, all'epoca, bastasse un semplice ordine per
occultare qualsiasi notizia. Ma qualcosa, in quei giorni, era effettivamente
accaduto.
La notte immediatamente seguente l'atterraggio, tutti i prefetti milanesi e
liguri erano stati trasferiti o sostituiti ("Movimento di prefetti",
titolava il Corriere della sera del 15-6-33); a Milano, la città da cui erano
partiti i dispacci Stefani riferiti all'episodio UFO, era stato improvvisamente
"nominato nuovo prefetto il questore di Milano".
Con un articolo di vent'anni in anticipo sul contattismo, il quotidiano
dissertava, in tre colonne, su una "ipotesi sulla vita degli abitanti di
Marte". Non si trattava certamente di un pezzo ufologico, visto che gli
UFO all'epoca non esistevano ancora; era invece una serissima intervista ad un
contattista ante-litteram, un certo dottor Robinson di Londra, che affermava di
comunicare da anni telepaticamente con i marziani, sui quali forniva
un'infinità di dettagli.
Al di là delle farneticazioni pubblicate, il pezzo tradiva chiaramente il
tentativo (certamente imposto dal regime, visti i controlli cui erano
sottoposti allora i giornali) di veicolare nella popolazione l'idea
dell'esistenza degli alieni; ci si rammaricava del fatto che "le
esplorazioni del cielo avevano così ingigantito i progressi dell'astronomia in
questi ultimi tempi e tanto sensazionali erano le rivelazioni, che il pubblico
tendeva ora a dimenticare un poco un problema che aveva tanto appassionato le
folle per lunghi anni, quello di un collegamento nostro con il pianeta
Marte".
Che tutto ciò fosse casuale non pare proprio; sembrava invece di assistere
ad uno dei moderni procedimenti di 'training', di preparazione delle masse,
nell'attesa di un eventuale contatto alieno (all'epoca nessuno poteva prevedere
che gli UFO avrebbero continuato a comportarsi elusivamente per molti anni).
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