Sunday, August 17, 2014

D'ORDINE DEL DUCE: RECUPERARE IL DISCO VOLANTE di Alfredo Lissoni

di Alfredo Lissoni 



 I telegrammi del '33 sono stati inviati probabilmente per ordine dello stesso Morgagni (di cui Mister X è forse conterraneo) dalla sede Stefani milanese, sita nello storico palazzo Arese in corso Venezia, ove c'era l'Ufficio Centrale dei servizi commerciali e finanziari ed il 'Centro di Ricezione del materiale telefonato (sic) dai corrispondenti'.

I tre dispacci davano disposizione ai giornali italiani di minimizzare l'evento UFO, e difatti non abbiamo trovato, sulla stampa dell'epoca da noi consultata in biblioteca (Corriere della sera, Popolo d'Italia), notizia alcuna; non abbiamo peraltro rinvenuto traccia delle eventuali "notizie astronomiche ed atmosferiche" che avrebbero dovuto essere veicolate per razionalizzare l'episodio.

 


In un primo momento pensai che questa fosse una contraddizione tale da permettere di ipotizzare che i carteggi fossero falsi, sino a che un esperto di storia, il dottor Pietro Basile, mi confermò che, in piena dittatura, non sarebbe stato necessario pubblicare smentite sulla stampa (come sarebbe accaduto invece, molti anni dopo, con il ridimensionamento del caso Roswell, avvenuto in un regime democratico): in pieno fascismo le notizie 'scomode' non venivano pubblicate e basta.

In seguito recuperai molti telegrammi censorei, riferiti ad altri argomenti, che mi confermarono come, all'epoca, bastasse un semplice ordine per occultare qualsiasi notizia. Ma qualcosa, in quei giorni, era effettivamente accaduto.

La notte immediatamente seguente l'atterraggio, tutti i prefetti milanesi e liguri erano stati trasferiti o sostituiti ("Movimento di prefetti", titolava il Corriere della sera del 15-6-33); a Milano, la città da cui erano partiti i dispacci Stefani riferiti all'episodio UFO, era stato improvvisamente "nominato nuovo prefetto il questore di Milano".

Questo repentino ed inspiegabile cambio ai vertici era forse motivato dall'esigenza di garantire l'appoggio di uomini di fiducia al neocostituito Gabinetto RS/33? É possibile. E che esistesse addirittura un rozzo piano d'emergenza volto a sensibilizzare la popolazione lombarda (nella cui terra era forse sceso l'oggetto; i telegrammi partivano difatti da Milano) sembra dimostrato dall'enfatica pubblicazione, cinque giorni dopo, sulla 'Cronaca Prealpina' di Varese della notizia di un contatto con gli alieni!



Con un articolo di vent'anni in anticipo sul contattismo, il quotidiano dissertava, in tre colonne, su una "ipotesi sulla vita degli abitanti di Marte". Non si trattava certamente di un pezzo ufologico, visto che gli UFO all'epoca non esistevano ancora; era invece una serissima intervista ad un contattista ante-litteram, un certo dottor Robinson di Londra, che affermava di comunicare da anni telepaticamente con i marziani, sui quali forniva un'infinità di dettagli.

Al di là delle farneticazioni pubblicate, il pezzo tradiva chiaramente il tentativo (certamente imposto dal regime, visti i controlli cui erano sottoposti allora i giornali) di veicolare nella popolazione l'idea dell'esistenza degli alieni; ci si rammaricava del fatto che "le esplorazioni del cielo avevano così ingigantito i progressi dell'astronomia in questi ultimi tempi e tanto sensazionali erano le rivelazioni, che il pubblico tendeva ora a dimenticare un poco un problema che aveva tanto appassionato le folle per lunghi anni, quello di un collegamento nostro con il pianeta Marte".

Che tutto ciò fosse casuale non pare proprio; sembrava invece di assistere ad uno dei moderni procedimenti di 'training', di preparazione delle masse, nell'attesa di un eventuale contatto alieno (all'epoca nessuno poteva prevedere che gli UFO avrebbero continuato a comportarsi elusivamente per molti anni).





Circa i dispacci Stefani, posso dire che un giornalista mi ha confermato l'esistenza, negli anni Trenta, di telegrammi intestati 'Agenzia Stefani' e simili per impostazione e composizione a quelli dei files fascisti; inoltre il computo fascista sugli stessi è coerente con la ridatazione mussoliniana (XIº anno dell'Era Fascista); circa la carta senatoriale, essa è di due tipi, una con caratteri di stampa con le 'grazie' (gli abbellimenti nelle stanghette), l'altra con i 'font' semplici; entrambe queste intestazioni erano in uso in quegli anni, come ho potuto appurare da un confronto con documenti confidenziali di altro genere, datati 1933 e depositati presso il Museo del Risorgimento di Milano; infine, i caratteri della macchina da scrivere utilizzata per la lettera e la 'nota', probabilmente una Olivetti, sono dell'epoca; essi sono in parte neri ed in parte rossi. Evidentemente la macchina era difettosa ed il nastro bicolore, già in uso negli anni Trenta, si bloccava a metà.


 

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