di Alfredo Lissoni
Nuove ricerche d’archivio dimostrano in maniera
inequivocabile la connection fra Guglielmo Marconi ed i professori del
Gabinetto RS/33. Ed intanto si scopre che all’epoca degli avvistamenti UFO il
Duce ordinò che sparissero tutti i testimoni. Con le buone o con le cattive...
A
seguito del clamore suscitato dai files fascisti su molti media nazionali, ai
primi di maggio chi scrive riceveva una richiesta di incontro da un pilota
militare di Milano, incuriosito dai carteggi del Gabinetto RS/33. Al colloquio
partecipava anche il collega Gigi Barone, mio braccio destro nella gestione
della sezione milanese del CUN. Il nostro interlocutore, del quale ovviamente
rispettiamo la richiesta di anonimato, era non solo un esperto di Intelligence
militare, ma anche un appassionato di storia contemporanea e collezionista di
documenti del Ventennio.
Era dunque in grado di poterci fornire utili
indicazioni sui carteggi mussoliniani. Gli mostrammo i documenti e questi ci
confermò l’esattezza di alcune procedure, come ad esempio la dizione lampo,
realmente in vigore presso i militari, come indicazione d’urgenza di un
documento; ma rimase scettico sul grado di segretazione dei telegrammi Stefani
e della nota personale del Senato, etichettati riservatissimi e
riferiti all’atterraggio di un UFO in Lombardia; il nostro interlocutore ci
fece notare che per eventi di quel tipo sarebbe stato più appropriato un grado
di copertura assai più severo, quali segreto o segretissimo,
e ci fece presente che, a tutt’oggi, queste classifiche non sono che le più
basse, in quanto ne seguono almeno altre dieci ancor più imperscrutabili.
LA RUOTA VOLANTE TEDESCA
Chi scrive, stimolato dalla
considerazione, ha deciso di puntare parte delle proprie indagini in quella
direzione.
Appariva
difatti palese, sulla falsariga di quanto accadde molti anni dopo a Roswell,
che le autorità governative inizialmente non avessero valutato appieno
l’importanza dell’evento ufologico. E, pur operandone una pronta censura, non
avevano adottato misure di segretezza ancor più rigorose, come sarebbe stato
invece militarmente imponibile. In realtà questo atteggiamento un po’
contraddittorio, grazie al quale vi sono state le fughe di notizie che ci hanno
permesso di ricostruire la faccenda seppure con 67 anni di ritardo, era stato
confermato anche dal fantomatico Mister X. Egli, in una lettera inviata ad
un’altra pubblicazione del settore, dichiaratasi scettica sui files, aveva
sottolineato che solo occasionalmente il Gabinetto RS/33 aveva sposato
l’oltremodo destabilizzante tesi degli UFO; la credenza dominante era che i misteriosi
velivoli non convenzionali altro non fossero che armi segrete di
qualche potenza straniera.
Ma quale? Il fatto che nei telegrammi Stefani sul
recupero di un disco in Lombardia comparisse la dicitura riservatissimo anziché segretissimo poteva
essere spiegato solo con la credenza che l’UFO fosse stato scambiato per
un’arma sconosciuta, italiana oppure tedesca. Per avvallare questa tesi avevo
bisogno di prove, che, puntualmente, sono arrivate. Dopo una massacrante
ricerca libraria chi scrive ha rinvenuto un tomo del 1930, a firma E. Roggiero
ed edito per i tipi della milanese Hoepli, dal titolo "Enimmi della
scienza moderna". Il volume, che si occupa della tecnologia all’epoca del
Fascio, ad un certo momento accenna alla colonizzazione dello spazio, che
sarebbe stata resa possibile grazie... ad un disco volante tedesco!
"Il
tedesco Nordung propone in un suo libro di impiegare la forza motrice del sole,
catturata per mezzo di specchi raccoglitori dei suoi raggi, per innalzare nelle
regioni supreme una ruota volante che potrà contenere nel suo interno
viaggiatori aerei", commentava brevemente il testo, che però presentava
due disegni dell’ordigno, dalla forma inequivocabile.
Essendo il libro del 1930
era chiaro che il prototipo tedesco, in tutto e per tutto simile ad un moderno
UFO, fosse antecedente a quella data. La Regia Aeronautica Militare italiana,
che della Germania era buona amica, era certamente al corrente dell’esistenza
di questo ordigno; è lecito dedurne che quando l’UFO lombardo atterrò sul
nostro suolo, le alte sfere del fascismo che ordinarono il recupero pensassero
a qualche prototipo proveniente dalla vicina Germania (in linea d’aria nemmeno
troppo distante dall’Alta Italia). Ciò spiegava le procedure di segretezza non
particolarmente restrittive, come pure le fughe di notizie.
Non solo. Nello stesso periodo
(per la precisione il giorno precedente l’atterraggio lombardo) la rivista
"Il Balilla" aveva pubblicato le foto di un curioso prototipo
nostrano, l’aeroplano tubolare di un certo ingegner Stipa,
dalla forma assai dissimile dagli aerei tradizionali. Forse vi fu chi,
trovandosi di fronte al disco della Lombardia, pensò a qualche nuova diavoleria
nostrana.
FAR SPARIRE I TESTIMONI
La
disillusione sarebbe però arrivata da lì a poco, quando i servizi segreti del
Duce si sarebbero trovati dinanzi a qualcosa di veramente alieno alla nostra
cultura (mai termine fu più appropriato). E lo si ricava dal violento cover up
imposto subito dopo: rifusione di piombi giornalistici; completa censura della
notizia sulla stampa nazionale; arresto dei testimoni, allerta di tutti gli
uomini dell’OVRA lungo tutta la penisola. E
soprattutto, pesanti sanzioni e procedimenti contro chi si fosse azzardato a
spifferare qualcosa.
E così il prefetto Bruno di Milano veniva tutt’a un tratto
"promosso e spostato" e sostituito dal triestino Gaetano Laino; assai
più sfortunato tale Moretti, al quale si accenna in una missiva Stefani
rilasciata da Mister X ed indirizzata ad un certo Alfredo; Moretti
presumibilmente fece una brutta fine (nel testo si accenna anche ad un
"caso analogo precedente conclusosi col ricovero in manicomio"). Di
quest’ultimo, possiamo dire di averlo identificato con buona approssimazione.
Si chiamava Ugo Moretti, viveva a Roma, era un giornalista palesemente di
regime (e questo spiega come potesse essere al corrente dell’esistenza del
Majestic 12 fascista); scriveva per un giornale per ragazzi, intitolato
"Anno XII" (poi "Anno XIII"). Evidentemente, pensando di
non combinare nulla di male, ebbe a scrivere del Gabinetto RS/33 o degli
avvistamenti UFO; che fine fece non lo sappiamo, ma la lettera divulgata da
Mister X adombra i sospetti più cupi: se ne doleva, nella missiva, un cronista
della Stefani (la cui firma è peraltro la stessa dei telegrammi
dell’atterraggio del ‘33 e della lettera a Ciano circa gli avvistamenti veneti
del ‘36) a quell’Alfredo, probabilmente un collega di Milano, forse pure egli
collaboratore di "Anno XII".
Abbiamo
controllato la lista degli "Alfredo" collaboratori di "Anno
XII": ne esistevano solo due, uno a Milano, Alfredo Liotto; ed uno a
Messina, Alfredo Occhio.
Una
brutta fine deve aver fatto anche il pilota francese che sulle Alpi Marittime
ebbe a filmare o fotografare un UFO (qui Mister X è stato evasivo). L’anonimo
divulgatore dei files fascisti ha difatti inviato ad altra pubblicazione, a mo’
di sfida, un ritaglio di giornale senza data, che smentiva "ipotesi
straniere sulla scomparsa di un aviatore". "In seguito alla scomparsa
di un sergente aviatore francese, che non ha fatto ritorno da una gita sulle
Alpi Marittime, alcuni giornali stranieri hanno avanzato l’ipotesi che egli,
avendo sconfinato in territorio italiano, sia stato tratto in arresto dalle
nostre autorità confinarie", riferiva il quotidiano. Aggiungendo:
"Siamo in grado di smentire tali voci fantastiche, nessun arresto del
genere essendo stato operato dai nostri reparti di frontiera".
Mister X
chiedeva all’ufologo di "dimostrare a sé qual è la sua stoffa di
ricercatore. Dia un’occhiata alla fotocopia dell’articoletto che le invio. É
dell’estate del 1933: riesce a scorgere l’anello che lo collega all’affaire del
Gabinetto RS/33? La
risposta sarà tanto sbalorditiva, inquietante ed intrigante che si complimenterà
da solo per esserci riuscito (se ci sarà riuscito...)". Non ci
risulta che il collega scettico ce l’abbia fatta. Ma noi del CUN, che siamo dei
mastini, sì. Ed abbiamo trovato copia della notizia, che altro non è che (guarda
caso!) un dispaccio Stefani, apparso sui giornali "L’Italia",
"La sera" e "Regime fascista", rispettivamente del 13, 14 e
15 agosto 1933. Avendo scoperto poi che nel dossier che Mister X aveva inviato
nel 1996 al "Resto del Carlino" erano elencati tutti gli avvistamenti
fra il ‘33 ed il ‘40, compresi i casi fotografici sulle Alpi, era stato sin
troppo facile capire quale fosse la colpa del misterioso
gitante francese scomparso nel nulla: avere documentato il passaggio di un UFO.
A titolo di mera curiosità riporterò
infine il fatto che quando Italo Balbo, uno dei vertici del Gabinetto RS/33,
venne per sbaglio abbattuto dalla contraerea italiana durante un volo, vi fu
chi insinuò che si fosse trattato di un evento premeditato ordinato
segretamente dal Duce, in quanto il pilota italiano era palesemente
antigermanico. Curiosamente nei files fascisti si accenna, con rammarico,
proprio alla progressiva germanizzazione del Gabinetto RS, con tanto di
esclusione degli italiani, a cominciare dai cronisti Stefani. Altra curiosità,
Balbo, sin dal 1932, collaborava gomito a gomito con il professor Filippo
Eredia, direttore dell’Ufficio Presagi della Regia Aeronautica (ovvero
l’Ufficio Meteo); curiosamente quest’ultimo nel dopoguerra divenne uno dei
classici UFOscettici d’ufficio...
LA CAMPAGNA STAMPA
Ma
nelle mie ricerche d’archivio non ho trovato solo traccia delle sparizioni
degli UFOtestimoni e dei giornalisti coinvolti negli eventi di quella
travagliata epoca; ho trovato anche molte affermazioni che oggi si potrebbero
rileggere come un ben preciso progetto di cover upportato avanti di
pari passo con un apparentemente contraddittorio training ufologico,
ovvero una progressiva acculturazione delle masse verso l’accettazione
dell’idea dell’esistenza degli extraterrestri.
Questo tentativo, messo in atto
in questi ultimi anni dagli americani, era forse stato attuato a casa nostra
già negli anni Trenta! Segno forse che la fazione extraterrestrialista del
Gabinetto RS/33 premesse per una rivelazione diretta, pur se controllata e
centellinata, mentre altri si opponevano. Non fu soltanto la "Cronaca
prealpina" del 20 giugno del ‘33 a riferire, pochi giorni dopo il recupero
del disco in Lombardia, dell’esistenza dei marziani (vedasi "UFO
Notiziario" di marzo); la notizia era stata riportata, in maniera assai
più circostanziata, anche sul quotidiano cattolico "L’Italia" del 21
giugno ed era palesemente un press release, un dispaccio stampa; dunque ripreso
da più giornali per ordine del Duce! Nello stesso periodo diverse pubblicazioni
allineate (e quali non lo erano?) avevano cominciato a bombardare i lettori con
notizie astronomiche e di vita sugli altri pianeti, come la rivista "Il
Balilla" che fra giugno e luglio del ‘33 dedicò all’argomento diversi
servizi (e nel numero del 20-7-33 accennò chiaramente all’esistenza di
"uomini su altri mondi"); o come "L’italiano", che nel settembre
dello stesso anno pubblicò la notizia che Marte era abitato.
Ma, quasi a voler
creare a bell’apposta confusione, da altre parti fioccarono anche le smentite
(la rivista "L’Illustrazione italiana" del 3-9-33 pubblicò un romanzo
di Lucio D’Ambra, "Angioli della fine di giornata", che derideva la
vita negli altri pianeti) e le insinuazioni sull’esistenza di armi segrete,
custodite in hangar altrettanto occulti, come il pezzo apparso a pagina tre de
"La Stampa" del 17 giugno del 1933 ed intitolato "I rifugi degli
aerei, hangars nascosti". Questa era certamente la fazione militarista
(Balbo in testa?) che propagandava il mantenimento della credenza della
supremazia aerea dell’Italia fascista; ed esultava nel leggere titoli quali
"L’ammirazione francese pel successo delle Ali fasciste", apparso su
"La Stampa" due giorni dopo la scomparsa nel nulla del pilota
UFOtestimone. Essi non potevano certo tollerare che si mettesse in discussione
la nostra supremazia aerea. Qualsiasi evento contrario andava negato, i
testimoni fatti scomparire.
Ma a sparire in quegli anni
furono anche i carteggi.
OCCULTARE I DOCUMENTI
Nei diari di Ciano, che peraltro
vanno dal 1939 al 1943, non vi è traccia del Gabinetto RS/33. Comprensibile,
trattandosi di una commissione segreta. Più facile invece che ve ne fosse accenno
in quelli della Petacci, che era solita annotare fedelmente il contenuto di
tutte le conversazioni avute con il suo amante, Mussolini.
Tale materiale (due
scatoloni contenenti duecento lettere del Duce ed un diario comprendente eventi
storici dal ‘33 al ‘45) è
stato sequestrato nel 1950 dai carabinieri e tutti gli incartamenti sono stati
segretati dal governo dell’epoca; nonostante le vibrate proteste degli storici
(Luciano Garibaldi ed Alessandro Zanella in testa) nonché degli eredi della
famiglia Petacci, su quelle carte è calato un incomprensibile velo di
segretezza; una sentenza della Corte di Cassazione del 12 aprile 1956 ha
attribuito le carte allo Stato "in quanto contengono riferimenti alla
politica estera ed interna in Italia" (e dunque anche alla commissioni
segrete!) ed un decreto (dpr) del Presidente della Repubblica, datato 30
settembre 1963, ha stabilito in 50 anni la durata dei "segreti di
stato".
In realtà quel lasso di tempo è già trascorso ed ora sarebbe
possibile visionare queste carte interessantissime, che potrebbero forse
fornire ulteriori indizi anche a questa intricata vicenda; ma sfortunatamente
quando gli storici Garibaldi e Zanella il 18 aprile 1995 hanno rivolto istanze
all’Archivio di Stato ed ai ministeri dei Beni Culturali e dell’Interno, si
sono sentiti rispondere dall’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano
(PDS) che "le carte contenevano situazioni puramente private di persone,
per le quali il dpr stabilisce una segretazione ancor più severa: 70 anni"
(avevo avuto conferma dell’esistenza di queste procedure all’epoca delle mie
ricerche presso l’Archivio di Stato di Milano).
Garibaldi e Zanella non si sono
arresi ed hanno chiesto ripetutamente di visionare dunque i soli diari,
rivolgendo ulteriori richieste ai ministri del governo Dini, ma la risposta è
stata sempre negativa, l’ultima volta con il pretesto che, a seguito di
un’istruttoria (condotta da chi? e quando?) "non erano state individuate
notizie attinenti al campo di ricerca degli studiosi"! (Palese bugia.
Fonti indipendenti quali lo storico Ricciotti Lazzero confermano che nei diari
si trattava addirittura degli accordi segreti con Winston Churchill).
L’esistenza del Gabinetto RS/33 è probabilmente documentata in quelle carte, la
cui derubricazione in passato venne caldeggiata, invano, anche dal celebre Enzo
Tortora. Garibaldi e Zanella, che peraltro non si occupano di UFO, hanno
dichiarato che "Claretta Petacci era una meticolosa annotatrice di ogni
frase, di ogni parola del suo uomo; confidava al suo diario ciò di cui via via
veniva a conoscenza" (e lo passava alla Gestapo, si è poi scoperto...). Facile che si parlasse anche degli UFO.
Sfortunatamente la ricerca di documenti dell’epoca, indipendenti dai files di
Mister X, è oltremodo spinosa; molti carteggi sono stati confiscati dai vari
governi (nazista, americano, italiano del Dopoguerra); il resto è andato
distrutto nei bombardamenti aerei (come i registri della questura di Milano o
dell’aeroporto milanese di Bresso, presumibilmente coinvolti nel recupero UFO
del ‘33).
IL MAJESTIC FASCISTA
Ulteriori
ricerche, più fortunatamente, mi hanno però permesso di provare in maniera
inequivocabile il legame fra Marconi ed il clan dei professori che studiavano
gli X-files fascisti. Di questa insolita connection, occorre dirlo, Mister X
non ha sinora fornito prove, non ha esibito alcun carteggio dell’epoca;
semplicemente, nel settembre dell’anno scorso, aveva inviato all’ufologo
scettico - reo di averlo stroncato sulla stampa - una memoria battuta al
computer, contenente i nomi dei membri del Gabinetto RS/33. Nel foglio si
leggeva: "Altri componenti furono, nel corso del tempo, i professori
Dallauri, Pirotta, Crocco, Debbasi, Severi, Bottazzi e Giordani".
Bisognava credere alla parola dello scrivente, non esistendo veline dell’epoca.
Nei numeri di marzo e aprile di "UFO Notiziario" avevo poi
sottolineato il fatto che due di questi nomi fossero stati scritti in maniera
errata: Dallauri per Vallauri e Debbasi per De Blasi (segno che la memoria
storica di Mister X non era infallibile). Nuove scoperte mi hanno dato
ragione, dimostrando in più che Marconi era effettivamente in relazione con
questi personaggi. Vediamo cosa è emerso dalle ricerche sui giornali
dell’epoca. Il 14 agosto 1933, subito dopo la misteriosa scomparsa
dell’aviatore francese UFOtestimone, il Gabinetto RS/33 aveva convocato una
riunione straordinaria a Roma.
La versione ufficiale data alla stampa per
quell’incontro al vertice fu di una riunione dei "membri dell’Accademia
d’Italia per la divulgazione di una memoria sulla propagazione di microonde a
notevole distanza" (ovvero, sulla radiotelegrafia). Ma si parlò,
probabilmente, anche del caso fotografico delle Alpi Marittime (non si
spiegherebbe altrimenti l’urgenza della riunione, proprio il giorno dopo il fatto).
A riprova che Marconi fosse in stretto contatto con il clan dei professori
c’erano gli articoli apparsi sui quotidiani "Il mattino" e
"L’Italia" del 15 agosto, che titolavano: "Si è riunita in
seduta straordinaria la classe di scienze fisiche, matematiche e naturali della
Reale Accademia d’Italia. Erano presenti le LL. EE. Vallauri, vicepresidente,
Pirotta, Bottazzi, Severi, De Blasi, Giordani e Crocco. Assistevano anche il
vicepresidente anziano Formichi ed il segretario generale Volpe. Presiedeva S.E.
Marconi...".
A quali conclusioni giunse, dopo
sette anni di studi segreti, il Gabinetto RS/33 non ci è dato di saperlo. Se
fosse ancora vivo il colonnello Corso forse ci parlerebbe di retroingegneria
aliena del Ventennio; certo, un’esagerazione, ma comunque stupisce il fatto che
uno dei Majestic fascisti, Gaetano Arturo Crocco, caldeggiasse in quegli anni e
nell’immediato dopoguerra la possibilità fattiva e a suo dire dimostrata di
volare nello spazio; come cosa fatta.
Con un sin troppo sospetto ottimismo
egli, secondo quanto riferisce lo storico della scienza Franco Fiorio,
"dimostrò sin dal 1950 (!) come, mediante uno sfruttamento più efficiente
della fusione nucleare, fosse possibile raggiungere velocità quasi-luce e
varcare i confini del nostro sistema solare; fino a distanze equivalenti a 34
anni-luce, contenenti circa 480 stelle come il nostro sole, ciascuna delle
quali rappresenta un sistema comprendente molti pianeti". Prima ancora che
esplodesse il fenomeno dei dischi volanti, Crocco ne conosceva già un
plausibile funzionamento. Solo per coincidenza? Ne dubito...
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